LA GONZO RUBRICA DI MISTER BRIZIONE "MTTMCN Tutta la verità"
Posted: Sat May 11, 2019 6:42 am
«Ok capo ma come lo troviamo? Il giornalista che ho contattato è stato bannato su Facebook dalla figlia che si è incazzata quando ha sentito che cercavamo suo padre morto!»
«Non lo so ma qualcosa ci dobbiamo inventare, devo avere la prova che é vivo, io ancora non ci credo!»
«Ok per la prova chiamo il comune mi faccio passare l’anagrafe e fingo di essere un collaboratore del giornalista, lì lo conoscono bene, e gli chiedo nuovamente conferma che, il tipo con i dati che abbiamo noi, è vivo, poi, se non bastasse, chiamo dove lavorava e mi spaccio per uno che lo conosceva bene e gli chiedo se lavora più là.»
«Io provo a mandargli una mail al suo vecchio indirizzo.»
«Alibè quello se si è inventato tutto ti risponde?»
«No pensavo di fingere di rivolgermi alla moglie, gli dico che tu vuoi scrivere un articolo in sua memoria e volevi intervistarla. Certo che questo dominio di mail… forse non esiste nemmeno più.»
«Va bene se te vuoi inviargli la mail proviamoci, tanto non ci costa nulla. Io ho anche un’altra idea: lui su pagine bianche non c’è come numero di telefono ma non vuol dire, nemmeno io ho il telefono fisso, posso provare a cercare numeri telefonici della sua via e spacciarmi per un suo vecchio amico della leva militare, che gli vuole fare una sorpresa, ma che non sa il civico dove abita e si ricorda solo il nome della via, se qualcuno lo conosce mi dirà “certo, Marco! Abita a quel numero!” oppure “mi dispiace doverle dire che Marco non c’è più” e almeno ci togliamo il dubbio, che dici?»
«Hai veramente la faccia di culo di fare una cosa del genere?»
«Certo.»
Il giorno dopo sono a lavoro, finisco di fare le cose che devo fare e attacco con le chiamate. Provo il posto dove lavorava.
Niente.
Non mi possono dire se quella persona che conoscevo lavora ancora lì o no.
Provo il comune.
Chiuso.
Allora mi metto a cercare qualche numero di telefono della sua via ma, naturalmente, stupido io a non averci pensato, se non hai un cognome nessun sito di numeri telefonici fissi ti dà i numeri di un dato indirizzo.
Provo ad inserire il suo cognome e l’indirizzo.
Mi trova due persone, un uomo e una donna, che abitano a 90 metri dalla via in cui risiede.
Possono essere suoi parenti.
Prendo il cellulare, penso tra me e me “modifico la storia della leva militare e la tramuto in uno con cui era in ottimi rapporti da ragazzo. Se Marco ha fatto il servizio civile invece della leva mi sgamano subito”.
Sto per comporre il primo numero.
Mi arriva una notifica da Aliberto su Discord.
Marco ha risposto alla mail!
Quello che segue è quello che Marco ha raccontato a noi due grazie a molte e-mail che ci siamo scambiati.
Tutto quello che potevo aver pensato per un uomo che, nella mia mente diffidente e semplicistica, avrebbe inscenato la sua dipartita è crollato con poche righe della prima e-mail.
Marco non ha inscenato un cazzo. Marco stava male davvero e gli avevano detto che sarebbe deceduto lasciando al mondo due figlie e una moglie a piangerlo, così come i suoi genitori che sono morti giovani per lo stesso male. Ad un certo punto non ce l’ha fatta più. Non voleva più contatti con il resto del mondo e ha deciso di staccare.
Poi la malattia è peggiorata.
Marco è andato in coma per mesi e, alla fine, si è risvegliato.
A quel punto non ha pensato di tornare da noi. Aveva giustamente altre cose più importanti a cui pensare, ed il tempo passato era già tanto. E poi cosa ci avrebbe detto? Come avremmo reagito?
Aveva ritrovato la sua famiglia, aveva sconfitto la nera signora, aveva ritrovato la vita.
E non è che Marco non avesse altre cose a cui pensare a casa.
Iniziamo col dire che il nome della squadra Albinoleffe era dedicato ad una persona a lui molto cara che è morta per un male simile al suo e che era tifoso della squadra Bergamasca (di questo, però, già lui ne parla nell’intervista che rilasciò a MaxViolin).
Poi c’è la situazione di sua figlia maggiore, quella che Gianluca, il giornalista, ha aggiunto su Facebook, anche lei è sfuggita a morte diagnosticata, per un male di altra natura, ma comunque molto pericoloso e del quale, in Italia, si parla poco (lo dico da infermiere) il quale male, anche se, per fortuna, sarebbe riuscita a debellare, gli ha cambiato il modo di vedere le cose e di reagire ad un giornalista che le chiede della morte del padre ancora in vita.
Poi Marco mi ha parlato di sua moglie.
Sua moglie è sopravvissuta ad un brutto fatto di cronaca. Ma non un fatto di cronaca così, di quelli che ne capita uno per città e che, se comunque segnano la vita di chi lo subisce e di chi gli sta intorno, dopo un po’ vengono cancellati da altri che sopraggiungono.
Sua moglie è sopravvissuta ad un fatto di cronaca tremendo dove ha perso la vita la sorella di lei in età giovanissima per colpa di una persona molto vicina a loro.
E questa è una storia molto famosa, pubblicamente documentata dai media di cui non vogliamo divulgare altri dati.
Lui non sapeva nemmeno che Whisper avesse chiuso e fosse riaperto. E si sente in colpa per aver un trofeo dedicato a lui, che pensavamo non ci fosse più, mentre lui c’è ancora.
Io sono diventato uno dei redazionisti della Gazzetta grazie ai miei attacchi convulsi di fantasia che ogni tanto mi prendono e, quindi, giustamente, potreste pensare che abbia romanzato la storia; state tranquilli.
Se così fosse Marco mi potrà contraddire.
Perché nei prossimi giorni Marco si iscriverà nuovamente a Whisper e la sua squadra avrà un nome bellissimo.
Aliberto lo ha convinto.
Ora, probabilmente, il nome della nostra competizione regina cambierà e magari ci saranno votazioni sul forum e su Discord per capire come chiamarla, se così fosse aspettatevi da me un nome tipo “The Grandfather’s Cup” (La coppa del nonno) o cazzate del genere, ma una cosa la voglio dire:
La MTTMCN ha avuto il nome che meritava perché era il simbolo di quello a cui serve veramente un gioco come il nostro o come il calcio stesso. Per pensare ad altro. Perché tutti noi quando giochiamo ci dimentichiamo dei nostri cazzi che, spero in tutti i casi ma nel mio di sicuro, non sono niente se paragonati a quelli che ha attraversato e con cui ancora fa i conti Marco. Quando guardiamo una partita di Champions non pensiamo che il giorno dopo abbiamo il nostro lavoro del cazzo o che abbiamo appena discusso con la ragazza perché ci siamo dimenticati la data del suo compleanno.
Però, quando i vari giocatori pagati milioni del momento, alzano la Champions League, alzano una coppa con un nome vuoto. Noi abbiamo alzato la coppa con il nome più importante e più significativo che un gioco gli potesse mai trovare: MTTMCN
Brizione88
«Non lo so ma qualcosa ci dobbiamo inventare, devo avere la prova che é vivo, io ancora non ci credo!»
«Ok per la prova chiamo il comune mi faccio passare l’anagrafe e fingo di essere un collaboratore del giornalista, lì lo conoscono bene, e gli chiedo nuovamente conferma che, il tipo con i dati che abbiamo noi, è vivo, poi, se non bastasse, chiamo dove lavorava e mi spaccio per uno che lo conosceva bene e gli chiedo se lavora più là.»
«Io provo a mandargli una mail al suo vecchio indirizzo.»
«Alibè quello se si è inventato tutto ti risponde?»
«No pensavo di fingere di rivolgermi alla moglie, gli dico che tu vuoi scrivere un articolo in sua memoria e volevi intervistarla. Certo che questo dominio di mail… forse non esiste nemmeno più.»
«Va bene se te vuoi inviargli la mail proviamoci, tanto non ci costa nulla. Io ho anche un’altra idea: lui su pagine bianche non c’è come numero di telefono ma non vuol dire, nemmeno io ho il telefono fisso, posso provare a cercare numeri telefonici della sua via e spacciarmi per un suo vecchio amico della leva militare, che gli vuole fare una sorpresa, ma che non sa il civico dove abita e si ricorda solo il nome della via, se qualcuno lo conosce mi dirà “certo, Marco! Abita a quel numero!” oppure “mi dispiace doverle dire che Marco non c’è più” e almeno ci togliamo il dubbio, che dici?»
«Hai veramente la faccia di culo di fare una cosa del genere?»
«Certo.»
Il giorno dopo sono a lavoro, finisco di fare le cose che devo fare e attacco con le chiamate. Provo il posto dove lavorava.
Niente.
Non mi possono dire se quella persona che conoscevo lavora ancora lì o no.
Provo il comune.
Chiuso.
Allora mi metto a cercare qualche numero di telefono della sua via ma, naturalmente, stupido io a non averci pensato, se non hai un cognome nessun sito di numeri telefonici fissi ti dà i numeri di un dato indirizzo.
Provo ad inserire il suo cognome e l’indirizzo.
Mi trova due persone, un uomo e una donna, che abitano a 90 metri dalla via in cui risiede.
Possono essere suoi parenti.
Prendo il cellulare, penso tra me e me “modifico la storia della leva militare e la tramuto in uno con cui era in ottimi rapporti da ragazzo. Se Marco ha fatto il servizio civile invece della leva mi sgamano subito”.
Sto per comporre il primo numero.
Mi arriva una notifica da Aliberto su Discord.
Marco ha risposto alla mail!
Quello che segue è quello che Marco ha raccontato a noi due grazie a molte e-mail che ci siamo scambiati.
Tutto quello che potevo aver pensato per un uomo che, nella mia mente diffidente e semplicistica, avrebbe inscenato la sua dipartita è crollato con poche righe della prima e-mail.
Marco non ha inscenato un cazzo. Marco stava male davvero e gli avevano detto che sarebbe deceduto lasciando al mondo due figlie e una moglie a piangerlo, così come i suoi genitori che sono morti giovani per lo stesso male. Ad un certo punto non ce l’ha fatta più. Non voleva più contatti con il resto del mondo e ha deciso di staccare.
Poi la malattia è peggiorata.
Marco è andato in coma per mesi e, alla fine, si è risvegliato.
A quel punto non ha pensato di tornare da noi. Aveva giustamente altre cose più importanti a cui pensare, ed il tempo passato era già tanto. E poi cosa ci avrebbe detto? Come avremmo reagito?
Aveva ritrovato la sua famiglia, aveva sconfitto la nera signora, aveva ritrovato la vita.
E non è che Marco non avesse altre cose a cui pensare a casa.
Iniziamo col dire che il nome della squadra Albinoleffe era dedicato ad una persona a lui molto cara che è morta per un male simile al suo e che era tifoso della squadra Bergamasca (di questo, però, già lui ne parla nell’intervista che rilasciò a MaxViolin).
Poi c’è la situazione di sua figlia maggiore, quella che Gianluca, il giornalista, ha aggiunto su Facebook, anche lei è sfuggita a morte diagnosticata, per un male di altra natura, ma comunque molto pericoloso e del quale, in Italia, si parla poco (lo dico da infermiere) il quale male, anche se, per fortuna, sarebbe riuscita a debellare, gli ha cambiato il modo di vedere le cose e di reagire ad un giornalista che le chiede della morte del padre ancora in vita.
Poi Marco mi ha parlato di sua moglie.
Sua moglie è sopravvissuta ad un brutto fatto di cronaca. Ma non un fatto di cronaca così, di quelli che ne capita uno per città e che, se comunque segnano la vita di chi lo subisce e di chi gli sta intorno, dopo un po’ vengono cancellati da altri che sopraggiungono.
Sua moglie è sopravvissuta ad un fatto di cronaca tremendo dove ha perso la vita la sorella di lei in età giovanissima per colpa di una persona molto vicina a loro.
E questa è una storia molto famosa, pubblicamente documentata dai media di cui non vogliamo divulgare altri dati.
Lui non sapeva nemmeno che Whisper avesse chiuso e fosse riaperto. E si sente in colpa per aver un trofeo dedicato a lui, che pensavamo non ci fosse più, mentre lui c’è ancora.
Io sono diventato uno dei redazionisti della Gazzetta grazie ai miei attacchi convulsi di fantasia che ogni tanto mi prendono e, quindi, giustamente, potreste pensare che abbia romanzato la storia; state tranquilli.
Se così fosse Marco mi potrà contraddire.
Perché nei prossimi giorni Marco si iscriverà nuovamente a Whisper e la sua squadra avrà un nome bellissimo.
Aliberto lo ha convinto.
Ora, probabilmente, il nome della nostra competizione regina cambierà e magari ci saranno votazioni sul forum e su Discord per capire come chiamarla, se così fosse aspettatevi da me un nome tipo “The Grandfather’s Cup” (La coppa del nonno) o cazzate del genere, ma una cosa la voglio dire:
La MTTMCN ha avuto il nome che meritava perché era il simbolo di quello a cui serve veramente un gioco come il nostro o come il calcio stesso. Per pensare ad altro. Perché tutti noi quando giochiamo ci dimentichiamo dei nostri cazzi che, spero in tutti i casi ma nel mio di sicuro, non sono niente se paragonati a quelli che ha attraversato e con cui ancora fa i conti Marco. Quando guardiamo una partita di Champions non pensiamo che il giorno dopo abbiamo il nostro lavoro del cazzo o che abbiamo appena discusso con la ragazza perché ci siamo dimenticati la data del suo compleanno.
Però, quando i vari giocatori pagati milioni del momento, alzano la Champions League, alzano una coppa con un nome vuoto. Noi abbiamo alzato la coppa con il nome più importante e più significativo che un gioco gli potesse mai trovare: MTTMCN
Brizione88